

Appartengo ad una generazione singolare: le nonne tiravano l’acqua al pozzo e lavavano i panni al fiume; le figlie, premendo il bottone d’una lavatrice e spedendo una cartolina postale, hanno trasformato il bucato in un gioco televisivo, dotato di ricchi premi. I padri con chitarra e mandolino, facevano la serenata sotto la luna; i figli vi sono saliti, con l’Apollo11. Spinti dalla fame, i nonni emigravano col passaporto rosso, i nipoti, spinti dalla noia, vanno alle Maldive col volo charter. A trent’anni le contadine, stremate dalla fatica, ne dimostravano cinquanta; oggi le cinquantenni metropolitane, restaurate dalla chirurgia estetica, ne dimostrano trenta.
Cesare Marchi (1989): “Quando eravamo povera gente” - A. Mondadori Editore
Viviamo in un mondo di contraddizioni. Non solo per il lusso sfrenato che si contrappone alla povertà più estrema, e neppure a causa delle differenti culture delle popolazioni del pianeta. Ogni giorno, in ogni luogo, possiamo vivere a cavallo tra passato e futuro.
Sono nata in una grande città (Torino), dove mia madre aveva la lavatrice, la televisione, il telefono. I miei nonni hanno vissuto tutta la vita in quello che oggi è il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Poche case in una piccola valle tra le montagne abruzzesi. Ci trascorrevo e vacanze. Non esisteva acqua corrente: mia nonna la andava a prendere alla fontana con la conca di rame in equilibrio sulla testa. Non c’erano strade asfaltate e solo il parroco possedeva la televisione.
Per tutta la vita ho vissuto in questi due mondi, seguendo il progredire di entrambi.
Finiti gli studi mi sono stabilita a Teramo, a due passi dal paesino dei miei avi. Una città di provincia che si avvia sempre più verso il caos delle metropoli, ma vicina a luoghi incontaminati dove la vita scorre ancora con i ritmi dettati dalla natura.
Vivo in questo pazzo, pazzo mondo, a volte in ufficio indossando un tailleur ed altre nell’orto infagottata in una tuta da lavoro; a parlare di economia o di giardinaggio. Oppure immersa in un mondo di parole che alcune volte si trasformano in racconti
In queste pagine voglio condividere le mie esperienze.