top of page
  • Immagine del redattoreMaria Grazia Tiberii

Alla scoperta di Interamnia ... Casa Catenacci



#Overthemyworld🌏 A pochi passi dal Duomo, in Via Vittorio Veneto, possiamo ammirare una delle poche abitazioni private di epoca medievale sopravvissute a Teramo; l’antica Casa Corradi (già Casa Catenacci e oggi Casa Capuani).

Sulla facciata dell’edificio, eretto nel XV secolo e più volte rimaneggiato, durante lavori di restauro eseguiti nel 1931 apparve un’epigrafe in pietra locale datata 1510. Sotto la data è incisa la parola “Catenacio” che sovrasta un portone chiuso da una catena ad anelli oblunghi fissata da un chiavistello (catenaccio). Una mano stringe la maniglia, quasi ad assicurarsi della tenuta della chiusura.

Sotto la soglia del portone la scritta:

S.A. NON BENIT PRO TOTO LIBERTAS VENDITUR AURO

(la libertà non si vende per tutto l'oro del mondo).


È quasi certo che non sia uno stemma di famiglia; probabilmente è un monito contro la violazione del portone saldamente chiuso dal catenaccio. Del resto non è stato possibile attribuire con certezza le iniziali S. A. a un certo Sor Angelo Catinacii che viveva a Teramo nel 1510.

L’opinione più accreditata è che lo stemma sia stato pensato come minaccia a chiunque osasse appropriarsi del tesoro più importante per la città, la libertà.

Quella mano che serra il catenaccio può chiudersi a pugno contro chi attenti a un diritto sempre incerto a Teramo in quegli anni.


Clicca qui per leggere la storia di “Spennati e Mazzaclocchi”


I cittadini, dilaniati da secoli di lotte per il dominio, con la targa inviano un messaggio

ai duchi di Acquaviva: la libertà non si compra con tutto l’oro del mondo. Il tesoro custodito dietro il portone sarebbe stato usato solo per rendere la città di Teramo indipendente.


Mentre gli anni cancellavano anche il ricordo di quella targa il il palazzo continuava a vivere.

Dal 1792 al 1868 fu sede del primo teatro civico, all’inaugurazione, nel periodo di carnevale, i proprietari invitarono a cantare l'artista bolognese Dorotea Monti, che con il suo fascino spezzò il cuore di molti teramani.

Sotto le sue finestre si alternarono legioni di corteggiatori che le dedicavano versi e le donavano fiori.


Dopo anni di gloria il teatro, ormai fatiscente, chiuse. Era il 20 aprile 1868 quando venne inaugurato il nuovo Teatro Comunale. Un gioiello abbattuto per far posto a uno squallido edificio ... Ma questa è un'altra storia.


15 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page