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  • Immagine del redattoreMaria Grazia Tiberii

Alla scoperta di Interamnia ... Domus



I Fenici chiamavano #Petrut la città adagiata nel lembo di terra dove il torrente Vezzola confluiva nel fiume Tordino, un nome che indica un luogo isolato e circondato dalle acque. Nota già dal primo millennio avanti Cristo essa accrebbe la sua importanza fino a divenire la capitale del Praetutium e del conciliabulum dei Pretuzi.


Nel 486 avanti Cristo cadde sotto il dominio di Roma e fu chiamata #Interamnia, terra tra i due fiumi.


La colonia romana occupava un ‘area rettangolare di circa 440 x 240 metri, divisa dall’allineamento delle odierne vie Sant’Antonio e Largo Melatino. Era delimitata dalla Porta Reale a Est, dalle vie del Baluardo e di Torre Bruciata a Nord, da via della Banca a Ovest e da via Stazio a Sud. La univa all'Urbe una strada che, oltre il Gran Sasso, attraversava il territorio di Amiternum e si innestava nella via Salaria presso Interocrium (Antrodoco). l collegamento con Icosta adriatica avveniva tramite una via che arrivava alle città di Castrum Novum, Hadria e Asculum.

Grazie a un'economia fiorente Interamnia aumentò il numero di abitanti e si espanse verso Ovest, allinenadosi su una strada extraurbana - corrispondente a Corso Cerulli - che divenne il cardo del nuovo centro. Fu collegata a Roma dalla via Cecilia e raggiunse il massimo splendore all'epoca dell'imperatore Adriano.

La città vantava un teatro, un anfiteatro e le terme per allietare i ricchi residenti, che vivevano in splendide domus i cui resti affiorano nelle cantine dei palazzi medievali e sotto le piazze cittadine.

Non sappiamo dove aveva la residenza “Sor Paolo”, il simbolo della Intermnia romana, ma possiamo ammirare i resti corrosi dal tempo delle ville che riaffiorano a testimonianza di un'antico passato.


Uno dei portali verso la storia si trova in Piazza Sant'Anna, un suggestivo angolo del centro storico dove scavi archeologici hanno reso resti di edifici privati circa un metro al di sotto del piano di calpestio della Cattedrale di Santa Maria Aprutiensis, distrutta da un incendio nel XII secolo.

E' stata resa fruibile una fastosa villa del I secolo avanti Cristo. La dimora ha un ampio peristilio a pianta rettangolare attorniato da un portico sorretto da colonne di mattoni rivestite di stucco rosso acceso. La vasca, in posizione decentrata, è pavimentata in opus spicatum.

sul peristilio affacciano tre ambienti affiancati. La stanza al centro, di dimensioni maggiori, comunica con il peristilio tramite una soglia in pietra di cui si conservano sia gli incassi dei cardini che i serramenti metallici della porta. Il pavimento è rivestito da mosaico bianco con fascia perimetrale nera e i muri conservano intonaci decorati con leggere

campiture geometriche su fondo bianco, al centro si osservano motivi vegetali stilizzati.

Anche l'ambiente meridionale, il cui muro esterno fu utilizzato come fondazione della cattedrale, ha una soglia in pietra che immette nel peristilio. La pavimentazione è in cocciopesto con inserimento casuale di tessere bianche e gli intonaci conservano un fondo bianco con campire geometriche giallo e ocra.


La stanza sul lato settentrionale ha l'ingresso verso l'esterno e comunica con l'ambiente centrale, il pavimento ha tessere bianche a forma di rombi.


La domus fu abbandonata nel II secolo dopo Cristo e nel VI secolo servì da fondazione alla cattedrale, la cui abside fu utilizzata, dopo l'incendio, per la deliziosa cappellino di Sant'Anna.


Nei pressi della domus vi era una torre di avvistamento che fu riutilizzata come campanile della cattedrale. Reca ancora all'esterno i segni dell'incendio del 1156, da cui il nome: Torre Bruciata.



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