Maria Grazia Tiberii
Alla scoperta di Interamnia ... “Gnor Paolo”
Aggiornamento: 16 ott 2020

Chi può dire di conoscere veramente il luogo in cui vive?
Nel corso di circa trent’anni ho visitato centinaia di città, esplorato siti archeologici e varcato la soglia di innumerevoli musei alla ricerca delle storie che affiorano dal più lontano passato. Poi in un torrido pomeriggio estivo due turisti mi hanno chiesto: “Cosa c’e da vedere in città?”
In una frazione di secondo ho guardato il lercio vicolo che si snoda tra vecchi palazzi scrostati, relitti di un antico splendore, scoprendo di conoscere poco o niente del piccolo centro dove abito. Ho indicato ai due la strada per il Duomo provando il desiderio insopprimibile di ripercorrere la storia di #Teramo.
Sorta alla confluenza del fiume Tordino con il torrente Vezzola era nota ai Fenici come “Petrut” (luogo isolato e circondato dalle acque) e dai romani fu chiamata “Interamnia” (terra tra due fiumi). Dopo la caduta dell’Impero fu “Aprutium” e dal XII secolo “Teramum”.

Oggi mi soffermo davanti a una statua in travertino murata nella facciata di una casa. Si tratta del ritratto di un dignitario romano; “Sor Paolo” (Gnor Paolo) lo chiamarono i teramani ignorandone l’identità.
Si hanno notizie già nel 1456 del Patrizio affacciato su uno slargo a cui ha dato il nome: Largo Proconsole ... Chissà quante storie potrebbe narrare!
È una statua acefala, muta testimone di un mercato locale specializzato nella produzione di statue anonime alle quali era possibile sovrapporre il volto del committente. Probabilmente è stata acquistata per sostituire l’originale di cui non rimaneva che la testa. Il dignitario impugnava nella mano sinistra, inserito nell’apposito,incavo, il “Volumen” (rotolo in papiro o pergamena).

Gli storici ritengono sia una statua eretta nel foro in onore del Console Quinto Pompeo agli albori dell’Impero. Nulla sappiamo del nobile romano, unica traccia della sua storia è in una lastra marmorea rinvenuta due secoli or sono nei pressi del quartiere Gammarana a una profondità di quasi duecento metri. Probabilmente era parte del piedistallo della statua eretta in suo onore, come testimonia l’incisione ora visibile sul muro accanto al Patrizio: Q. POPPAEO. Q. F MUNIC. ET. COLON PATRONO.
In epoca rinascimentale i teramani erano soliti inserire nella cavità della mano sinistra di “Sor Paolo” le proteste e le satire contro i signori della città. Quando la libertà di stampa era un concetto ignoto il popolo cercava mezzi alternativi per divulgare le idee ... La statua parlante più famosa animava le notti romane tra il XVI e il XIX secolo. A “Pasquino” venivano affidati, appesi al collo, fogli contenenti le satire in versi che beffeggiavano i personaggi pubblici: le “Pasquinate”.
Negli anni Sessanta del secolo le due statue sono state gemellate, le celebrazioni comprendevano una divertentissima gara di poesia dialettale tra artisti romani e teramani.
Finito il tempo della satira politica, approdata nelle vignette pubblicate sui quotidiani, “Gnor Paolo” ha custodito i messaggi rivolti ai cornuti! La notte di San Martino ogni adultero pregava il Santo di non essere scoperto, deriso dalla città e mollato dal coniuge. Magari proprio il compagno con il quale in un passato San Valentino di era scambiato il bigliettino romantico tramite la statua.
Nel corso della sua lunga vita “Sor Paolo” ha avuto anche una lotteria tutta sua, si vincevano montoni, tacchini e polli!
Poi tutto è finito, il console è stato avvolto nell’oblio di una vita sempre più frenetica. Dal suo muro osserva il progressivo degrado della città, ricorda i passati fasti e le infinite storie delle donne e degli uomini che hanno vissuto nella città di Interamnia.
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