top of page
  • Immagine del redattoreMaria Grazia Tiberii

Dov’è finito l’autunno?

La nebbia agl’irti colli piovigginando sale …”


Luminarie ai mercatini di Natale in Trentino

Mirabili parole che descrivono la situazione metereologica tipica delle giornate novembrine, spesso avvolte in un grigio lenzuolo di nebbia. Le ore di luce diminuiscono e le foglie lasciano i rami per posarsi al suolo, creando tappeti dalle calde tonalità rosse e gialle.

Ma quando i timidi raggi riescono a sfondare le nubi il calore ci avvolge come  maglioni di lana e possiamo godere delle meraviglie d’autunno.

I boschi di castagni offrono lucidi frutti da arrostire sui fuochi di campagna, le olive appena spremute donano un prezioso oro verde da gustare assieme al vinonovello che, unitamente al calore del fuoco, riscalda nelle uggiose e scure serate. Ho appena descritto ciò che ricordo con una sottile nostalgia. Da alcuni anni non riesco ad incontrare la “poesia dell’autunno”, sembra essere sparita per sempre assieme alla mia giovinezza. E’ ormai abitudine consolidata tra i commercianti, appena lasciata alle spalle l’estate, iniziare ad addobbare le vetrine con tristi giacche a vento che a fine settembre, quando ancora indossiamo sandali e cotone, ci ricordano che le bella stagione dovrà inesorabilmente finire. Poi arriva ottobre, dopo la metà, ormai in pieno autunno, ogni anno mi aspetto che nelle vetrine appaiano foglie secche e castagne, in onore a “San Martino castagne e vino”; ricorrenza di rilevanza nazionale. Macchè! Vetrine e scaffali si adornano di luci colorate, palline, statuette … come per magia fanno la loro comparsa le decorazioni natalizie. Percorrendo il centro commerciale lo scorso 30 ottobre sorpresi le commesse dei negozi arrampicate su traballanti scale ad addobbare enormi abeti di plastica; dopo un paio di giorni la commemorazione dei defunti!

Che ne è stato dell’autunno? E cosa ne sarà mai del Natale? Ho sempre tirato fuori dagli scatoloni le decorazioni natalizie l’8 dicembre; giornata  dedicata ad un rito che mi fa tornare un po’ bambina. Passo tutta la mattina ad appendere ninnoli sull’albero di Natale, costruire il piccolo paese di Betlemme e tirar fuori dai bauli tovaglie e centrini rossi. In anni ormai lontani nel pomeriggio ero solita passeggiare per il centro, ad ammirare la città brillare sotto la luce di mille e mille lampadine. Ora però le luminarie si accendono alla fine di ottobre, e per l’8 dicembre io ne sono già stufa. Una spietata esasperazione commerciale ci ha fatto perdere il senso stesso dello scorrere del tempo e cerca – purtroppo riuscendoci – di plasmare le giovani menti, creando tanti piccoli robot umani che credono che tutto ciò che accade nella finzione mediatica sia verità inconfutabile ed esempio a cui ispirarsi. E le menti in boccio, affascinate da luci colorate, dolci e giocattoli non resistono alla tentazione … Si pongono le basi per creare una nuova generazione dedita al consumismo sfrenato, una corsa ad acquisti il cui bisogno è psicologicamente imposto e che ha già portato moltissime persone a spendere ben più delle disponibilità. Così mentre l’universo delle “rate” dilaga schiere di “nuovi poveri” popolano le “città del finto benessere”.


Meditate gente ...

20 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page