Maria Grazia Tiberii
Era il 3 luglio 1886 ... Nato per volare.
Aggiornamento: 3 set 2019

All'alba del Ventesimo secolo l'uomo era riuscito a dominare la Terra e si slanciava verso la conquista della terza dimensione: l'aria.
Nel 1903 i fratelli Wright erano riusciti a librarsi in aria per cinquantanove secondi, aprendo la strada al realizzarsi di un sogno inseguito da millenni.
Gianni Caproni aveva diciassette anni nel 1903. Era nato il 3 luglio del 1886 a Massone d'Arco, in una valle incastonata tra le montagne a pochi chilometri da Lago di Garda, all'epoca territorio austriaco. Appartenendo alla piccola nobiltà locale ebbe modo di frequentare buone scuole e di laurearsi in ingegneria al Politecnico di Monaco. Mentre si trovava a Liegi per una specializzazione in elettronica vide una dimostrazione dei fratelli Wright; ne fu talmente entusiasta da tornare in Trentino con un solo desiderio: costruire una di quelle "Macchine volanti".

Gianni iniziò subito a lavorare sul suo primo biplano a motore, il Ca.1. (tutti i modelli successivi afitteranno la sigla Ca. seguita dal numero progressivo). Fu assemblato in una piccola officina con l'aiuto del fratello Federico e di un amico meccanico, Ugo Sandri Tabacchi, che divenne anche pilota-collaudatore. Nel 1908 l'aereo era pronto al collaudo; alla ricerca di terreni adatti Caproni trovò in Lombardia una cascina abbandonata dal demanio, circondata da incolti terreni pianeggianti e lontana da centri abitati. Era il luogo perfetto!
La località era nota come "Cascina Malpensa".

Il biplano volò il 27 maggio 1910 ma, probabilmente per l'inesperienza del pilota, rimase distrutto nell'atterraggio. Il 12 agosto Tabacchi, con un nuovo velivolo, attraversò in volo tutta la brughiera attorno alla cascina ma neanche questa volta ebbe fortuna. Fu allora che Gianni Caproni, per sopperire alla mancanza di esperienza nel volo, fondò la Scuola di Aviazione Caproni.

Il 1910 volgeva al termine quando, improvvisamente, il Governo ordinò lo sgombero da Cascina Malpensa per far posto a un campo militare. Gianni trasferì la sede a Vezzola Ticino, nei pressi di Varese, dove proseguì lo sviluppo dei biplani realizzando i modelli da Ca.2 a Ca.7. Dopo i primi successi, ottenuti dal Ca.7, iniziò la produzione.

Nel 1913, per partecipare al I concorso indetto dal Regio Esercito Italiano, Caproni preparò un prototipo ma non riuscì ad aggiudicarsi la vittoria. L'azienda subì un tracollo e fu ceduta allo Stato Italiano; Gianni assunse il ruolo di Direttore Tecnico a dispetto di numerose proposte ricevute dall'Impero Austriaco per trasferire le attività nella sua terra d'origine. Si era sempre sentito Italiano a tutti gli effetti. Con l'aiuto del colonnello Giulio Douhet Gianni intraprese la costruzione di una serie di aeroplani che segnarono la svolta nell'aeronautica.

Quando nel 1915 l'Italia entrò in guerra disponeva di 15 apparecchi. Pochi ma protagonisti di imprese entrate nella leggenda. Chi non ricorda Baracca, Locatelli o D'Annunzio?
In seguito i "Caproni" furono prodotti anche all'estero, su licenza, e utilizzati in Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti.
Alla fine del conflitto ci fu un drastico ridimensionamento dell'industria aeronautica.

Gianni Caproni intuendo la potenzialità dell'aereo per il trasporto civile tentò di adattare i trimotori da bombardamento.
Tra i primi progetti un gigantesco idrovolante triplano a scafo per 100 passeggeri, dotato di 8 motori, da utilizzare nelle rotte transatlantiche. Dopo un breve volo, nel 1921, il velivolo rimase distrutto in un incendio mentre era in riparazione.

Nel 1923 Benito Mussolini costituì il "Commissariato per l'aeronautica" e dopo pochi mesi la "Regia aeronautica" che prevedeva tre specialità: Caccia, Ricognizione, Bombardamento. La flotta era costituita da 300 vecchi "Caproni".
Gianni riuscì a rimettere in piedi la fabbrica di famiglia. La "Società Aeroplani Caproni" fornì aerei alla nascente aeronautica italiana ed esportò in tutto il mondo. La necessità di componenti favorì la proliferazione di numerose industrie, tra le quali la "Isotta Franchini".
Nel 1935 la "Aeroplani Caproni S.A." annoverava più di 20 consociate, in Italia e all'estero.

Durante la guerra d'Etiopia i modelli Caproni furono dominatori incontrastati dei cieli abissini. Sull'onda del l'immenso successo nel 1940 Vittorio Emanuele III conferì a Gianni Caproni il titolo di conte di Taliedo, la località del comune di Milano dove avevano sede le officine e che fu sede del primo aeroporto milanese.
Convinto oppositore all'ingresso dell'Italia nella Seconda Guerra Mondiale, persuaso che sarebbe stato "Un conflitto di macchine vinto da chi ne avrebbe schierato il maggior numero e della qualità migliore" fornì allo stato Italiano i suoi famosi biplani.

I bombardamenti alleati distrussero diversi stabilimenti e, dopo l'armistizio del 1943, arrivarono le truppe tedesche intenzionate a deportare maestranze e impianti. Il gruppo industriale rimase sepolto dalle macerie del conflitto, in territorio della Repubblica Sociale Italiana. Gianni riuscì ad evitare il trasferimento ma fu costretto a produrre per le forze armate della Germania Nazista.
Alla fine della guerra fu spiccato un ordine di arresto in cui Caproni era accusato di collaborazionismo con i tedeschi e favoreggiamento del regime fascista; l'ingegnere fu costretto alla latitanza fino al 1946, dove in fase di istruttoria venne assolto per "Non avere commesso il fatto".

Il trattato di pace aveva imposto L'Italia di cessare la produzione di motori per aerei e durante l'assenza di Gianni il gruppo industriale aveva accumulato ingenti debiti. Dopo una serie di inutili tentativi di trovare finanziatori e commesse la "Caproni" dichiarò fallimento, era il 1951.
La fine di un mito. Nel corso di un viaggio negli Stati Uniti Gianni era stato ospite di Harry truman, entrato nel Gabinetto aveva notato alle pareti due grandi fotografie, una ritraeva Wright e l'altra ... Gianni Caproni. Il presidente aveva dichiarato: "Le ho trovate qui, il presidente Roosevelt le ha lasciate per l'intera durata della guerra, ed io non le ho rimosse. Voi due siete i creatori dell'Aviazione mondiale e l'America ve ne rende onore".

Gianni Caproni si spense a Roma il 27 ottobre 1957, aveva 71 anni.
Il suo ricordo sopravvive nelle pagine della storia e all'interno di un museo fondato nel 1927 con la collaborazione della consorte, Timina Guasti Caproni a Taliedo (Milano). Dal 3 ottobre del 1992 il museo ha sede all'aeroporto di Trento.