Maria Grazia Tiberii
Il magico mondo delle Streghe

#Overthemyworld🌍 Avete mai visto un borgo incantato?
Nei miei ricordi di bambina si materializza un paesino, giusto una manciata di case, raggruppate al riparo di un masso di arenaria grigia che lo isola dal resto del mondo. Un universo parallelo popolato da personaggi fiabeschi e arcane presenze che si aggirano indisturbate, seguono gli uomini quando all’alba si dirigono ai campi e le donne che incedono eleganti con la conca in testa. Inquietanti folletti e streghe malvagie le cui storie sono state intessute da generazioni di famiglie radunate attorno al fuoco nelle lunghe serate invernali.

<Il boschetto di Noci di tuo nonno è frequentato dalle streghe> diceva mia nonna. <Non devi andarci la notte, soprattutto se la Luna è piena>
A volte scavalcavo la ringhiera del piccolo giardino e mi avventuravo nell’oscurità per saggiare il mio coraggio ... Non sono mai riuscita a raggiungere il piccolo bosco!
Da sempre tra i monti abruzzesi il Noce è considerato l’albero delle streghe. Nei giorni del solstizio d’estate le donne più esperte nell’uso di erbe e bacche, le Herbarie, salivano a piedi nudi sui tronchi per staccare dai rami i frutti migliori da esporre alla rifugiata della notte.
Con quei frutti veniva preparato il Nocino, ottimo come rimedio per alcuni acciacchi è fondamentale per la divinazione.
La nonna, che con il suo mesto abito nero e il fazzoletto allacciato sotto la gola sembrava essere una delle streghe dei monti, mi diceva sempre di tenermi alla larga dai crocicchi delle vie tra il martedì e il venerdì dalla mezzanotte alle prime luci dell’alba.
Ho sempre sospettato che anche lei fosse un po’ strega, di quelle buone che tolgono il malocchio sciorinando misteriose preghiere davanti a una bacinella d’acqua nella quale sono fatte cadere tre gocce di olio di oliva.
Ho sempre sperato di essere anche io un po’ magica!
Terrore e curiosità popolavano le mie notti di bambina.
Uno dei tanti incubi aveva come protagonista mio nonno. Era una notte molto fredda, i rami ghiacciati brillavano ai raggi della Luna che con il suo splendore oscurava le stelle. Come ogni martedì il nonno aveva raggiunto Teramo a cavallo per sbrigare varie faccende, dopo una lunga sosta all’osteria si era incamminato sulla via del ritorno. Lasciatosi alle spalle le fievoli luci del cimitero di Valle San Giovanni stava per raggiungere il ponte sul fiume Tordino quando un altro cavaliere improvvisamente uscì dalla boscaglia. Lesta una mano corse a tastare la pistola mentre con calma andava incontro allo sconosciuto.
<Compa’> disse l’uomo toccandosi la tesa del logoro cappello. <Compa’ Pierino sei proprio tu?>
<Compa’ Giovanni> rispose il nonno dopo averlo riconosciuto. Felici dell’incontro proseguirono insieme sulla strada verso casa chiacchierando allegramente.
Quando la mattina successiva il nonno raccontò del suo incontro notturno si sentì dire: <Ma che dici, devi bere meno>
Compa’ Giovanni era deceduto nel suo letto la notte precedente.
Fantasmi, streghe, folletti ... Nel corso dei millenni i “Magaroni” hanno composto scongiuri e preparato filtri per scongiurare le forze oscure e maligne. Uno dei più famosi dalle mie parti era il “Breve”, composto da : la terra di tre padroni, sale e pezzetti di candela benedetta. I magici elementi venivano avvolti in un sacchetto da portare sempre addosso.
Nel mondo digitale i vecchi miti si sono dissolti per lasciar spazio a nuove suggestioni, ma le streghe sono ancora tra noi ... A volte fate ed altre befane, a volte benigne ed altre malvagie.
Nelle calde notti estive, nel piccolo paese incastonato tra i monti e protetto da un grosso masso di arenaria grigia, si serrano tutte le finestre per evitare che, in forma di ragni, farfalle o mosche, le streghe entrino a succhiare il sangue dei bimbi piccoli. Forse in città vengono scambiate per zanzare tigre!
Al limitare del vecchio orto ormai incolto il boschetto di Noci sopravvive rigoglioso. Nei giorni del solstizio d’estate salgo a raccogliere i frutti da esporre alla rugiada e preparare il nocino da gustare a Natale.
Nei tiepidi pomeriggi di settembre cerco i malli caduti tra l’erba incolta. Prima di andar via mia avvicino ad accarezzare i tronchi, a volte li cingo e poso la guancia sul legno, quasi ad assorbire parte della sua forza vitale.
Una manciata di chilometri più a valle, nella piccola città di Teramo, spesso raggiungo una vecchia fonte dove - si dice - un tempo si radunavano le streghe che dall’Italia centrale si recavano a Benevento dove due volte l’anno si ripetevano culti misteri i noti già all’epoca dell’imperatore Domiziano. Il credo cristiano ha trasformato i riti in onore di Iside in orgie demoniache e le sue sacerdotesse in streghe.
Ma il sapere femminile è sopravvissuto alle ingiurie perpetrate da sacerdoti fanatici e ignoranti ... Quale luogo migliore di una sorgente ricca di acqua potabile circondata da innumerevoli piante di Noce poteva accogliere le custodi di antiche conoscenze?
Già in epoca medievale a Teramo l’acqua era garantita dalla “Fonte della noce”. Una fonte talmente mirabile da attirare l’attenzione della regina Giovanna D’Aragona, consorte di Ferdinando I di Napoli.
Nel mese di luglio dell’anno 1514 la sovrana trascorse cinque giorni nella città per acquisirne il possesso, passando davanti alla fonte rimase colpita dalle sue acque limpide e fresche e volle imbandire in quel luogo incantato una cena allietata da musici e danzatori. Ai due lati della fonte furono allestiti due boschetti di rami intrecciati di pioppi tra i quali si nascosero i musici e dodici danzatori vestiti alla “moresca”, che con varie uscite intrattennero i commensali.
La regina volle due fonti artificiali, in una scorreva copiosamente acqua e nell’altra vino rosso!