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  • Immagine del redattoreMaria Grazia Tiberii

Oggi la Compagnia dei Viaggiatori vi porta a ... Caltagirone


#Overthemyworld🌍 Il nostro girovagare ci ha condotti al centro della Sicilia per esplorare una città, dalle origini millenarie, edificata su tre colli adiacenti ai Monti Erei. Una città resa misteriosa dalle nebbie invernali che a 608 metri di altezza avvolgono anche l'isola del sole, ambita da epoche remote per la sua posizione privilegiata che consentiva di controllare e difendere un vasto territorio. Una città che fino al primo dopoguerra era l'unico insediamento umano della zona: Caltagirone.


I primi insediamenti stabili risalgono ad epoche preistoriche; scavi alle sorgenti del fiume Caltagirone hanno fatto riemergere i resti di un villaggio neolitico abitato ininterrottamente fino all'arrivo dei Greci. Successivamente la città fu dei Romani, degli Arabi e dei Normanni anche se oggi, come gli altri centri dell'Isola, sfoggia un incantevole aspetto barocco acquisito dopo il disastroso terremoto del 1693.

Ma non sono le meraviglie architettoniche ad attrarre i turisti che, da tutto il mondo, vengono a Caltagirone per ammirare le splendide ceramiche; capolavori realizzati da un popolo di artisti che fin da epoche remote ha imparato a trarre dalla terra ricca di argilla coloratissimi manufatti che oggi fanno bella mostra di se nelle vie del centro.

Un centro che si snoda lungo due vie principali: Corso Vittorio Emanuele e Via Roma, che ricalca l'antica via Carolina aperta nel 1776 per unire l'abitato "Vecchio" a quello "Nuovo". Su via Roma affaccia la splendida Villa Comunale, un giardino in stile inglese ornato da vasi di ceramica decorati con suggestivi volti.

Sul lato orientale un teatrino del Settecento ospita il museo della ceramica che custodisce manufatti di produzione locale che illustrano l'evoluzione dell'arte dei ceramisti dalla preistoria ad oggi. La struttura fu realizzata nel 1792 su un pendio panoramico, articolata in vari piani comunicanti. Gli ambienti sono arricchiti da sedili e terrazze decorate in maiolica policroma di artisti locali. Nei pressi del museo, in via Guelfi, merita uno sguardo la casa di Benedetto Ventimiglia; uno dei maggiori artisti della maiolica locale, che vanta una scenografica balconata è un portale finemente decorato in ceramica settecentesca. Furono gli Arabi a introdurre nuove tecniche nell'antica lavorazione dell'argilla dando un forte impulso alla lavorazione della ceramica, da allora le fornaci non sono più state spente. Il simbolo di Caltagirone è del 1030, anno in cui i genovesi liberarono la città dal dominio saraceno. Si narra che i cittadini per riconoscenza inserirono nel loro stemma, nel petto dell'Aquila che tiene tra gli artigli un osso, lo scudo crociato rosso sostenuto da due grifoni, per onorare la Repubblica Marinara.


Tornati su via Roma ci dirigiamo verso Via San Pietro, poco avanti sulla destra, per visitare la chiesa dedicata al primo Papa. Interamente ricostruita nella seconda metà dell'Ottocento ha una slanciata facciata gotica, incassata tra due torri campanarie decorate con tasselli di maiolica a punta di diamante verde smeraldo. È da qui che la domenica di Pasqua parte una caratteristica processione,  "'A Giunta"  che rievoca l'incontro tra Gesù e la Madonna. Torniamo nuovamente su via Roma  e in pochi passi arriviamo a Piazza Marconi dove sorge il monumento a Luigi Sturzo, illustre cittadino di Caltagirone. Sulla piazza affaccia la Chiesa di San Francesco di Paola che vanta uno splendido portale in bronzo. Andando ancora avanti raggiungiamo il "Tondo Vecchio", un belvedere costruito nella seconda metà del Settecento per decorare la via Carolina. Fu voluto da Re Ferdinando dove la strada incrociava le antiche mura settecentesche, pensato come la cavea di un teatro che affaccia sul paesaggio.


Con l'arrivo dei Normanni Caltagirone conobbe il periodo di massimo splendore. Il nome, Calatageron, fu menzionato per la prima volta in un documento del 1143, un diploma con cui Ruggero II concesse ai cittadini i feudi di Judica e Santo Pietro. Correva l'anno 1154 quando Edrisi, famoso geografo alla corte di Ruggero il Normanni, scriveva: "Il castello di Caltagirone (s Hisn al-Genūn ovvero Castello dei Genovesi)) sorge imponente sulla vetta di un monte inaccessibile; nel suo territorio si estendono campi coltivati a perdita d'occhio. In seguito allo sviluppo dell'artigianato e del commercio molti ricchi commercianti si trasferirono da varie zone d'Italia e furono edificati palazzi di pregevole fattura creati da abili e famosi artisti e architetti dell'epoca.

Riprendiamo la nostra visita; siamo nuovamente in via Roma, camminiamo fino al piazzale su cui si erge la chiesa di San Francesco d'Assisi.

Fu eretta nel 1236 dal Beato Riccardo, uno dei più devoti seguaci del Poverello. Gravemente danneggiata da un disastroso terremoto nel 1693 fu ricostruita in stile barocco, ma rimangono a tratti elementi dell'originario gotico. All'interno numerose tele di pregio, una statua lignea del 1667 raffigurante Sant'Antonio e un grande pannello in maiolica con il presepio.

Una delle opere architettoniche più interessanti di Caltagirone è il Ponte di San Francesco. Costruito nella prima metà del Seicento per collegare due delle tre colline sulle quali sorge la città è decorato con bellissime ceramiche in rilievo. Lo oltrepassiamo e sulla sinistra osserviamo l'ex carcere borbonico, progettato alla fine del Settecento per volere di Re Ferdinando oggi ospita il Museo Luigi Sturzo, una sezione archeologica e una pinacoteca. Vale la pena un'occhiata alla splendida collezione di pergamene medievali e moderne. Nel XIV secolo una piccola comunità ebrea dedita all'artigianato tessile e al settore creditizio si stabilì nella via che oggi si chiama Iudeca.  Quando, nel 1492, gli spagnoli decretarono la scomparsa degli ebrei in Sicilia e la città fu duramente colpita nella sua vita economica e culturale. Ma la ripresa fu rapida e i secoli XVI e XVII videro l'età d'oro della della ceramica e la città si arricchì di chiese, collegi e conventi. Nacque un'università nella quale si insegnavano giurisprudenza, filosofia e medicina e un ospedale tra i migliori della Sicilia. La città in quei secoli contava circa 20.000 abitanti, di cui circa mille ceramisti.

Con pochi passi raggiungiamo Piazza Umberto I, nota in età Normanna come Piano San Giuliano per via della chiesa dedicata al santo, oggi Cattedrale. Edificata nel Medioevo negli anni fu ampliata e modificata radicalmente, dopo il sisma del 1693 fu totalmente ricostruita variandone struttura e orientamento. Oggi ammiriamo una facciata in stile liberty e un alto campanile decorato da un orologio in ceramica, edificato nel 1956.

A sinistra, percorrendo via Vittorio Emanuele, si raggiunge la basilica di SanGiacomo. Edificata in età normanna fu ricostruita dopo il terremoto seguendo la pianta originaria. Sin dal 1518, in occasione della festa patronale, nel piazzale antistante la Basilica si svolgeva una grande fiera dove venivano esposte le più svariate mercanzie, fra cui i caratteristici fischietti di terracotta. La strada è meta del passeggio serale e vanta negozi, bar e gelaterie oltre a una mostra permanente della ceramica e un Presepe monumentale di 200 metri quadri, il più grande della nazione, animato da effetti visivi e sonori e dotato di oltre 100 figurine in terracotta riproducenti scene di vita quotidiana.

Nei pressi della piazza del Municipio sorge la chiesa di Santa Maria del Monte, edificata alla fine del Medioevo, forse usando le pietre dell'antico castello, oggi si presenta nella ricostruzione settecentesca. La campana d'Altavilla, strappata ai musulmani dalla Rocca di Judica, rappresenta la memoria storica della città. Ma l'edificio viene quasi totalmente ignorato nel momento in cui lo sguardo cattura la scalinata che lo precede; un'impareggiabile opera d'arte dei ceramisti di Caltagirone.

La scalinata venne realizzata nel Seicento per congiungere la "Città bassa", dove si erano sviluppati nuovi quartieri, al centro storico. È composta da 142 gradini che, nel 1953, furono rivestiti in pietra lavica e decorati con mattonelle di maiolica dipinta nei colori che contraddistinguono la ceramica locale: verde, azzurro e giallo. La rampa è suddivisa in settori di 14 gradini e in ogni settore i decori richiamano un diverso periodo storico, a partire dal X secolo. Durante tutto l'anno fa da sfondo a spettacoli ed eventi culturali.

In luglio, per i festeggiamenti di San Giacomo, viene illuminata da migliaia di lanterne; bianche, rosse e verdi, disposte in modo da disegnare un'immagine suggestiva. Lungo gli scalini affacciano numerose botteghe artigianali dove abili mani continuano a realizzare le preziose ceramiche, affiancate da bar e locali dove gustare gli squisiti dolciumi siciliani. È giunto il momento per una granita al latte di mandorle!


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