Maria Grazia Tiberii
Oggi la Compagnia dei Viaggiatori vi porta a ... Carisolo.
Arriviamo di sera nel piccolo centro della provincia di Trento, in alta Val #Rendena. La Compagnia dei Viaggiatori si è aggregata allo Sci Club di Senigallia ed ora osserva dai finestrini del pullman il villaggio sonnacchioso. Carisolo si adagia su un pianoro tra il gruppo dell’#Adamello e il gruppo del Brenta, dista solo dieci minuti a piedi da Pinzolo, sede del Comune; circa 3.000 anime sparse in 10 frazioni tra cui Madonna di Campiglio nota come “Perla delle #Dolomiti”.
Il nome del borgo deriva da una pianta palustre una volta diffusa nella zona; il carice (Carex). Oral’oscurità impedisce di osservare i prati, coperti da una coltre bianca, che circondano l’abitato.

Il grazioso albergo ci accoglie col calore di una vecchia stube tirolese retaggio di una tradizione diffusa lungo tutto l’arco alpino nel XIII secolo.
Fino alla metà del secolo scorso la grande stube in maiolica era il centro vitale della cucina, unico ambiente riscaldato della casa.
Non posso fare a meno di avvicinarmi per sfiorare le sue mattonelle roventi mentre aspiro il profumo di legno di pino tipico delle baite montane.
Abbiamo poco tempo per sistemare i bagagli, in montagna si cena presto! La zuppa è deliziosa, i formaggi superlativi e l’atmosfera perfetta.
Un raggio di sole si insinua tra gli spessi tendaggi annunciando una splendida giornata. Apro la finestra per respirare la gelida aria profumata, allietata dal trillo dei passeri che scorrazzano allegramente sulla neve in cerca di cibo, prima di indossare una tuta e scendere a colazione.
Dalla sala l‘aroma del caffè si mescola alla fragranza delle crostate e del pane appena sfornato, attorno alle tavole imbandite sciatori in tute colorate si accalcano per colmare i piccoli piatti di ceramica bianca.
Sono pronta per l’esplorazione, raggiungo il resto della truppa mentre gli sciatori si dirigono alla spicciolata verso la cabinovia che collega le piste di Pinzolo a quelle di Madonna di #Campiglio e #Folgarida-#Marilleva. Realizzata alla fine del 2011 ha dato origine a uno dei comprensori sciistici più estesi delle Alpi, il più grande del Trentino. Annovera 150 chilometri di piste.
La nostra escursione inizia dal centro storico, ci lasciamo alle spalle il municipio per seguire la strada sulla destra che dalla statale porta in paese. Il nostro obiettivo è la chiesa di San Nicolò, per raggiungerla dobbiamo salire cento scalini ... Forse è una scorciatoia verso il paradiso!
Sulla facciata principale un grande rosone centrale racchiude l’effige del Santo, su quella opposta, rivolta a Sud, una meridiana.
Ci fermiamo qualche minuto per riprendere fiato e proseguiamo seguendo la strada che entra in Val Genova, sulla sinistra, per raggiungere dopo circa ottocento metri un sentiero che scende verso un “Antico Castagneto”.
Una tradizione di epoca romana consentiva ai residenti di piantare castagni sui terreni di proprietà comunale e raccoglierne i frutti, molto apprezzati per la capacità di conservazione. Si hanno descrizioni dell’antico castagneto dal 1673. Passeggiamo tra gli alberi in simbiosi con quel mondo arboreo che porta alla memoria ancestrali reminiscenze di benessere.

Proseguendo sul sentiero osserviamo una suggestiva Via Crucis che sale verso la chiesa di Santo Stefano, una chiesa cimiteriale che da oltre mille anni si erge su una rupe di granito a strapiombo sul Sarca.
Si narra che, durante il suo viaggio da Bergamo alla Val Camonica Carlo Magno sia passato da Carisolo e abbia ordinato di abbattere alcuni fortilizi per edificare il luogo di culto. Tra i preziosi affreschi, dipinti da Simone Baschenis, notiamo la scena di un battesimo alla presenza di Carlo Magno, con una lunga iscrizione che racconta il leggendario passaggio in Val Rendena del re dei Franchi. Sui muri esterni la raffigurazione della Danza Macabra; il ballo della morte al cui cospetto tutto gli uomini sono uguali.

Oltrepassiamo la chiesa e ci dirigiamo verso il sentiero che scende fino all’antica vetreria. Attiva tra il 1805 e il 1888 impiegava una settantina di operai specializzati nell’arte della soffiatura del vetro, molti arrivati da Boemia, Alsazia e Lorena , per la produzione di preziosi oggetti in cristallo apprezzati in tutte le corti europee.
Oggi l’edificio ospita un museo sulla lavorazione del vetro.

Dopo una visita proseguiamo fino alla chiesa dell’Ausiliatrice, nota come Madonna del Potere. Fu costruita tra il 1804 e il 1825 su un’edicola affrescata del XVI secolo ora inglobata tra le mura, sembra quasi una capanna coperta da un tetto molto spiovente.
Il Sole che ci ha fatto compagnia per tutta la giornata si appresta a nascondersi dietro le cime innevate incendiando di rosso le piccole nuvole che danzano insieme ai corvi, è il momento di rientrare in paese per fare una sosta al pub ...
Una birra ghiacciata accompagnata da pane e formaggio è la giusta conclusione!

Dopo una deliziosa cena tipica mi avvolgo nella calda morbidezza della coperta di piume... Domani si parte per una nuova esplorazione.
Anche oggi il sole si fa strada tra i monti. Dopo una colazione piuttosto abbondante ho trafugato un paio di panini, a Carisolo la Natura è stupenda ma talmente intatta da non offrire punti di ristoro!
Per iniziare vogliamo visitare la chiesa di San Vigilio. I Viaggiatori mi aspettano al bar del paese, dopo un ultimo caffè lasciamo la piazza e ci dirigiamo verso la statale, attraversiamo il ponte sul Sarca e proseguiamo verso Pinzolo. Dopo un breve percorso incontriamo la chiesa sulla destra.
L’edificio di culto fu edificato prima dell’anno 1000 e rappresenta uno dei monumenti più importanti del Trentino. In origine era una piccola cappella poi smantellata per realizzare la chiesa a tre navate sostenute da colonne di granito.
Sui muri perimetrali ammiriamo una serie di affreschi riparati dalle intemperie dai ripidi spioventi del tetto, nuovamente la rappresentazione della Danza Macabra a testimonianza della forte superstizione che anima i popoli della montagna.
Dopo la chiesa, sulla destra, imbocchiamo il percorso della Via Crucis e torniamo in paese. La passeggiata ha richiesto circa un’ora e il Sole sembra invitarci a nuove esplorazioni.
Attraversiamo nuovamente la statale per seguire la strada che passa sotto il ponte, una pista ciclopedonale che costeggia il parco fluviale. Oltrepassiamo la pineta di Pinzolo e passando su un ponte raggiungiamo il sentiero che conduce alla vetreria. Proseguiamo per imboccare il sentiero delle cascate; dopo circa cinquecento metri sulla sinistra inizia il tracciato che in venti minuti conduce alle Marmitte dei Giganti, forse ci vorrà più tempo visto che a tratti è coperto da lastre di ghiaccio!
Le Marmitte dei Giganti sono delle cavità circolari con pareti lisce modellate dai ghiacciai che un tempo ricoprivano la valle. Nello sciogliersi si scissero in infiniti rivoli e torrenti che, precipitando lungo le gole e le fessure, raggiunsero le cavità rocciose nascoste sotto il ghiaccio. Scorrendo verso valle l’acqua, aiutata dai detriti che trasportava, levigò le rocce arrotondandone i bordi.
Le leggende locali narrano che si tratta dei pentoloni che i giganti, che un tempo popolavano la valle, usavano per cucinare.
Proseguiamo sul sentiero fino al ponte lo attraversiamo e, mantenendo la destra, torniamo sulla strada asfaltata per entrare in paese passando nuovamente a fianco della chiesa di Santo Stefano, lungo la via Crucis e attraverso il castagneto.

Il Sole ha iniziato la sua discesa dietro le cime innevate, ai piedi della cabinovia l’autobus attende. Gli sciatori sistemano la loro attrezzatura mentre gli organizzatori allestiscono una gustosa merenda.
Da domani inizieremo a pensare a un nuovo viaggio.