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  • Immagine del redattoreMaria Grazia Tiberii

Oggi la Compagnia dei Viaggiatori vi porta a ... Castelrotto

Aggiornamento: 12 dic 2020




#Overthemyworld🌍 Lo sapevi che il termine "Alpe" è riferito a una zona dove viene praticato l'alpeggio?




Oggi ci troviamo nel "Pascolo" più vasto d'Europa; sotto la neve riposano gli appezzamenti dove crescono le erbe aromatiche che donano il fieno profumato che riempie i masi della valle. La Compagnia dei viaggiatori ha deciso di passare una settimana sull' Alpe di Susie; un territorio che si estende su una superficie di 56 Km quadrati sulla porzione occidentale delle Dolomiti, ad una quota media di 1850 m s.l.m. A Sud la Val Gardena, a Nord-Est il Gruppo del Sasso Lungo e a Sud-Est il Massiccio dello Sciliar.

Decidiamo di far base a Castelrotto - Kastelruth - borgo situato a meno diun'ora da Bolzano. Un efficiente sistema di bus collega il centro del paese con Susie e con Ortisei, località dalle quali moderne cabinovie portano in pochi minuti sull'altopiano. La presenza di insediamenti in questa zona risale alla preistoria ma il nome del borgo compare per la prima volta in un documento del 982, redatto per attestare uno scambio tra la chiesa locale e quella di Bressanone. Della precedente denominazione non si ha memoria. Restano, mute testimoni del passato, tracce di fortificazioni romane forse poste a protezione di un villaggio di montagna. Successivamente un castello perduto nell'oblio, uno di quei castelli che il Medioevo disseminò tra i monti e che spesso sono rimasti a dominio del paesaggio, quasi a offrire protezione ai villaggi ammucchiati ai loro piedi, determinò il nome;  "Castellum Reprum" ovvero "Castello Diroccato". Il Paese di Castelrotto del villaggio medievale conserva ancora l'aspetto con le sue case addossate le une alle altre e la sua vita che sembra ruotare attorno alla piazza - Kraus - dove svetta un imponente campanile.  Fu edificato nel 1753 al posto di quello precedente, di dimensioni più ridotte, distrutto da un incendio. Gli abitanti lo vollero talmente grande da fargli assumere l'epiteto di "Duomodelle Dolomiti".

Oggi il sole splende tra i monti e la temperatura è straordinariamente mite, una giornata magnifica per partire alla scoperta delle meraviglie gelosamente custodite dai villeggiani. Cammino lentamente tra i vicoli ammirando le facciate degli edifici splendidamente dipinte, a volte tra i disegni si possono leggere motti e perle di saggezza. Le incantevoli decorazioni sono state realizzate grazie a Eduard Burgauner. Ultimo di otto figli rimase orfano alla tenera età di cinque anni e fu probabilmente incoraggiato dallo zio Johann Burgauner, pittore piuttosto noto, a tentare la via dell'arte. Dopo aver viaggiato tra l'Austria e la Germania, a ventinove anni, il giovane fece ritorno al villaggio natio con l'ambizioso progetto di renderlo il villaggio più affrescato dell'Alto Adige. Iniziò dal panificio di famiglia, fu poi la volta della sua casa e delle dimore appartenenti alle famiglie più in vista del borgo.

Nel corso della sua lunga storia Castelrotto ha visto il suo territorio passare da un feudatario all'altro senza che la vita del villaggio alterasse le sue abitudini, scandite dal lento susseguirsi delle stagioni. Un'esistenza dedicata all'allevamento e alle piccole coltivazioni possibili a quote così elevate. Poi arrivarono gli Hauenstein, all'inizio del XV secolo, e con loro le prime fattorie di grandi dimensioni.

Castelrotto vide il suo benessere talmente accresciuto da permettere, in seguito, al nuovo feudatario - Michael Kraus - di indulgere in opere di carità. La sua generosità oltrepassò la sua vita terrena; tra le disposizioni testamentarie volle inserire l'obbligo di distribuire ogni anno, in ottobre, una pagnotta di pane e un sacchetto di sale ad ogni bisognoso. Michael Kraus riposa nella cappella della torre, superstite di un antico castello distrutto nell'anno 1262, che si erge diruta sul colle che domina il borgo. Sul quel colle nel 1675 il nipote di Michael, Georg, volle realizzare un parco naturale. Sul "Sasso" tra il verde si ergono sette piccole cappelle ispirate a scene della Passione, sulla cima tre grandi crocifissi rappresentano Cristo e i due ladroni. A ragion veduta il colle è anche noto come "Monte Calvario". La storia mi piace, inizio la mia esplorazione dal "Sasso". Il sentiero parte sotto l'arco che si apre a destra della sede del comune, di fronte al campanile, e si snoda in un percorso quasi pianeggiante. A tratti tra la rigogliosa vegetazione si scorgono sedili dove soffermarsi a godere del silenzio, magari leggendo un libro. In circa venti minuti sono in vetta e abbraccio con lo sguardo il paese accoccolato tra il Massiccio dello Sciliar e la Punta Santer. All'interno dei resti della torre del castello diruto, che dette il nome al villaggio, si inglobano le cappelle dedicate a San Gaetano e Sant'Antonio.

I sentieri in questo lembo dell'Alto Adige si intersecano mirabilmente e invitano a passeggiate sempre diverse. Discendendo decido di imboccare il  "Sentiero della Pace"; un percorso che in circa 50 minuti scende fino al rio Föstlbach. È stato realizzato nel 2001 grazie all'impegno di alcune insegnanti della locale scuola media che hanno ideato un sentiero segnato da 14 pietre decorate con simboli della pace.

Ti ho detto che da queste parti i sentieri sono tutti numerati? Puoi facilmente procurarti una mappa e studiare il tuo percorso, ad ogni diramazione la segnaletica in legno indica la direzione ed il tempo di percorrenza.

Giunta al torrente mi soffermo a godere dello spettacolo da fiaba prima diproseguire e rientrare a Castelrotto, in un percorso quasi circolare sono nuovamente ai piedi del campanile. I suoi 88 metri di altezza gli conferiscono il terzo posto in Alto Adige. Se te la senti di salire 325 scale di legno puoi prenotare una visita guidata, il martedì pomeriggio; la bellezza della vista ripaga abbondantemente della fatica. Io prenoto fin d'ora allo sportello dell'agenzia informazioni turistiche, è proprio di fronte alla torre, e torno nel grazioso alberghetto per rilassarmi nella Spa prima di cambiarmi per la cena. Lungo la strada i fumi mi fanno individuare una piscina gremita; fare un bagno bollente mentre il sole tramonta sulle cime innevate riconcilia con il mondo.

Un nuovo giorno attende la compagnia dei viaggiatori. Scendo a colazione per gustare una meravigliosa ciotola di yogurt, il sapore dello yogurt delle Dolomiti non ha rivali. La comitiva degli sciatori indossa già l'abbigliamento tecnico, sono ansiosi di raggiungere le vette per lasciarsi scivolare sulle piste. Da Castelrotto gli impianti si possono raggiungere facilmente prendendo la navetta che porta al vicino paese di Siusi da dove la cabinovia in un quarto d'ora porta a Compatsch, quota 1850 m s.l.m. L'altopiano dello Sciliar  è magnifico. Il candido manto cela alla vista i prati che si alternano ai boschi che a tratti interrompono le ampie valli incastonate tra le alte cime. Non a caso viene considerata una delle zone più belle dell'Alto Adige.

Fin dai primi anni del Novecento l'altopiano divenne meta ideale per gli appassionati di sports invernali. Nell'estate del 1934 fu inaugurata una funivia che da Ortisei portava sull'altopiano senza fatica, fu boom di turisti. Nel 1938 fu inaugurata una slittovia che conduceva gli sciatori a un piccolo rifugio e negli anni Quaranta la prima seggiovia. Nel secondo dopoguerra iniziarono le incessanti migliorie che hanno portato il complesso a raggiungere, entro la fine degli anni Settanta, le attuali dimensioni. Nel 2002 fu inaugurato l'impianto che oggi mi ha portato ad ammirare questo incantevole scenario: la cabinovia  Siusi-Alpe di Siusi.




Per chi come me non ama lo sci bellissimi percorsi sapientemente tracciati sulla neve conducono alla scoperta di incantevoli chalet dove godersi il sole assaporando le gustosissime specialità culinarie tipiche del Sud Tirolo. Oppure un buon caffè!

Il borgo di Castelrotto è sovrastato dall' Alpe di Marizen, sulle piste innevate hanno appreso la tecnica dello sci Denise Carbon e Piter Fill. La vetta si trova a quota 1500 m s.l.m. ed è raggiungibile in seggiovia. L'escursione a piedi non presenta grande difficoltà, anche se richiede buone condizioni fisiche. La decisione è presa ... Si parte!

Dal centro del paese imbocco il sentiero n. 6 che conduce a un pilonevotivo e imbocco il sentiero 4A che attraversa i prati, straordinariamente verdi in questo inverno così povero di neve. La salita diviene più ripida ma alla fine raggiungo la baita di Tusch, da qui parte una splendida passeggiata fino alla cima del monte, purtroppo la neve ghiacciata mista a fango impediscono di continuare, peccato. Pare che lassù ci si senta in paradiso; tornerò in estate.

Approfittando del sole splendente anche oggi posso andare alla scoperta delle meraviglie che i dintorni di Castelrotto offrono a piene mani. Dicono che nell'oscurità dei boschi si celano mistiche creature! Voglio andare a vedere le "Panche delle streghe". Magari ne scovo una che riposa tra un Sabba e l'altro. Forze magiche avvolgono lo Sciliar dagli albori della storia, per secoli il popola ha tentato di placare i demoni con sacrifici immolati sulle vette dei monti prima che il paganesimo lasciasse il posto al culto cristiano. Ma la nuova religione non sopì i timori, semplicemente trasformo i demoni in streghe. Nei tristi anni della grande caccia alle streghe i giudici indicarono lo Sciliar come sede di Sabba ai quali partecipava anche il diavolo. Si ha notizia di otto condanne al rogo. Il sentiero che conduce alle "Panche delle Streghe" si inerpica attraverso i boschi, la segnaletica indica il tempo di percorrenza di un'ora. Prima di raggiungere la zona boscosa cammino tra i Masi. Da sempre l'allevamento del bestiame, favorito dall'abbondanza di pascoli alpini, è fonte di reddito a Castelrotto. Nel 1600 la vendita dei capi supero' di ben quattro volte quella della città di Bolzano! A tratti il rumore di scalpelli che battono sul legno mi ricorda che all'interno dipiccoli laboratori gli intagliatori perpetuano l'antica arte della lavorazione del legno. Splendide opere che si scoprono ovunque ad adornare le facciate delle abitazioni e le piazze. Opere spesso a sfondo religioso che spuntano dietro ogni curva quasi a voler contendere il territorio a folletti e streghe, simbolo di una religiosità ancora in bilico tra il sacro e il profano. Il bosco inizia subito dopo un campo sportivo. L'ultimo tratto del sentiero è straordinariamente silente, quasi nemmeno gli onnipresenti corvi volessero disturbare le arcane entità che abitano tra gli abeti. Vorrei sedermi su una di quelle panche, ma in fondo penso di non averne il diritto. Torno sui miei passi camminando lentamente, soffermandomi ogni volta si apre uno scorcio dei paesi incastonati tra i monti.



La mattina della quarta giornata non è il sole che illumina la stanza a destarmi, dalla finestra vedo i fiocchi danzare dolcemente prima di posarsi a colorare di bianco la nera striscia di asfalto, i tetti e i prati che circondano le villette di pietra. Le vette sono sparite dietro una densa cortina lattiginosa, oggi non si scia.

La compagnia dei viaggiatori decide di fare una gita a Ortisei, c'è un bus che inventi minuti porta al centro del paese adagiato alle pendici del monte Rasciesa. Il nome deriva dal latino "Urticetum" ovvero "Luogo delle ortiche" ma oggi non vi è traccia di giardini incolti, anzi alcuni dei suoi edifici sono considerati beni culturali.

Il centro del paese è una bellissima zona pedonale piena di negozi e bar sapientemente integrati con gli splendidi edifici storici. Siamo nel regno della scultura in legno; al Palazzo dei congressi è possibile ammirare dipinti e sculture  realizzate dagli artisti della Val Gardena.
Vale la pena anche la visita al Museo della Val Gardena che ospita una ricca collezione di fossili e minerali, sculture del XVII secolo, antichi giocattoli in legno e preziosi reperti archeologici. Vi è inoltre una mostra permanente dedicata a Luis Trenker, attore, regista e ... Famoso alpinista.

Unico lato negativo è la sensazione di non essere in Italia; ovunque un vociare
germanico, anche gli esercenti tirano fuori a fatica le parole nella lingua di Dante ... E con un marcato accento tedesco.
Gironzolando per le vie ho notato una bottega artigiana specializzata in arte sacra, tra le grandi scultore lignee destinate a centri religiosi di tutto il mondo vedo brillare i piccoli tasselli dorati di uno splendido mosaico.
"Bellissimo" dico alla signora che gestisce la piccola mostra, "E' tutto fruttodell'opera di artisti locali ?" La signora prontamente risponde: "No, i mosaici li realizza per noi un artista di Arezzo, in Italia".



In seguito alla nevicata il paesaggio ha assunto un aspetto decisamente invernale; oggi voglio visitare il piccolo villaggio di Susie prima di salire con la cabinovia sull'altipiano. Il paese dista solo qualche minuto di autobus ed è veramente minuscolo, un breve giro un caffè al bar e un'occhiata alla carta dei sentieri. La neve non è arrivata a bassa quota, forse posso tentare di arrivare a Castelvecchio prima di prendere la funivia per Comptasch. La passeggiata e di circa mezz'ora. Della Rocca Medievale che difendeva il territorio oggi non resta che una massiccia torre quadrata attorniata da poche tracce di mura che un tempo furono di capanne a mattoni di un villaggio fortificato. Il castello, che poggia su un grosso blocco dolomitico alla base di Punta Santer, fu eretto nel XII secolo dai signori di Hauenstein. Nel XIV secolo ne fu proprietario il poeta tirolese Oswald von Wolkenstein che vi compose alcuni dei suoi Lieder. Il Conte (Falzes 1337 - Merano 2 agosto 1444) trascorse la maggior parte della sua vita nel castello circondato dai boschi ma viaggiò molto raggiungendo anche i Paesi nordeuropei e le terre dell'islam. Divenne membro dell' Ordine del Dragone, lo stesso al quale apparteneva il principe Vlad III di Valacchia. Tra le mura del castello ai piedi dello Sciliar compose alcune delle sue romanze.

La vacanza volge al termine. Parto con il desiderio di tornare in estate perpercorrere i mille itinerari che attraversano i monti e le valli. Certamente vorrei camminare sul "Sentiero dei geologi", lungo il percorso tavole informative descrivono la storia geologica di quelle rocce oggi famose in tutto il mondo. Potrei venire in giugno, per assistere  ad uno dei concerti all'aperto del gruppo musicale Kastelruther Spatzsn, famoso in tutta Europa. Chi avesse voglia di soggiornare a Castelrotto in inverno potrebbe desiderare invece far coincidere la data della vacanza con quella della rievocazione del "Matrimonio contadino". Le nozze seguivano un fidanzamento iniziato un anno prima quando lo sposo, indossando un capello in segno di rispetto, aveva donato dodici uova colorate alla futura sposa. Una per ogni mese che mancava al matrimonio. Durante quei 12 mesi la sposa aveva il compito di preparare la dote: lenzuola, piatti, pentole e varie suppellettili per la casa. Il giorno delle nozze il cerimoniere, perfettamente identificabile dal suo coloratissimo cappello adorno di piume di struzzo, apriva i festeggiamenti sparando colpi dalla vecchia pistola a scoppio, ed è così che prende il via la rievocazione. Il corteo, aperto dagli sposi a bordo di una slitta trainata da cavalli, parte dalla chiesetta di San Valentino. lei indossa un vistoso cappello, verde come l'erba dei pascoli, lui sfoggia un grosso garofano rosso sul bavero. Tutti gli invitati indossano abiti tradizionali; ogni abbigliamento identifica un ruolo ben definito. Il coloratissimo corteo si staglia sullo sfondo delle Dolomiti innevate mentre nell'aria risuonano i tintinnii dei campanellini delle sitte. La coppia è accolta nella piazza principale dalla banda, si celebra il rito e poi tutti al banchetto. Buon cibo, vino e canti tradizionali. Puoi entrare in uno dei graziosi ristoranti, sederti nelle accoglienti stube e gustare le deliziose pietanze. Io mi accontento di squisiti formaggi di malga! I matrimoni erano sempre celebrati in gennaio, nell'unico momento dell'anno in cui i contadini erano affrancati dal lavoro. Anche la rievocazione si tiene nel mese di gennaio. Se sei interessato alle date puoi contattare l'ufficio informazioni (039 0471706 333) Buone vacanze a tutti i viaggiatori!



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