Maria Grazia Tiberii
Oggi la Compagnia dei Viaggiatori vi porta a ... Cosa

#Overthemyworld🌍 Nei pressi dell'odierna Orbetello l'esercito romano, nella sua inesorabile avanzata, sconfisse le città etrusche di Vulci e Volsinii; correva l'anno 273 a. C.
Gli antichi abitanti furono allontanati con la forza o costretti in schiavitù e sulle rovine degli antichi insediamenti; tra due alture al cui centro fu posto il Foro, sorse la colonia di Cosa.
Nei secoli la vegetazione ha ripreso ciò che l'uomo le aveva sottratto e le mirabili opere dei romani sono restate celate ai nostri occhi per molti secoli. Nessuno ha più parlato della città fino al giorno in cui gli archeologi hanno liberato lunghi tratti delle antiche mura che la cingevano, rendendo visibili i grandi blocchi con i quali furono costruite. E non è tutto!
Iniziamo la visita entrando dalla Porta Fiorentina; posta a Nord-Ovest si snoda attraverso un sentiero che attraversava le abitazioni costruite dalle 2500 "familie coloniali" affluite da Roma e dalle altre città latine. Un gruppo di circa novemila persone venute a fondare una "Città Stato" autonoma alleata con L' Urbe.
Dal terreno affiorano le piccole volte appartenute alle cisterne poste sotto le case che, insieme a grandi serbatoi pubblici, assicuravano l'approvvigionamento idrico.
Alla fine del sentiero incontriamo la casa del Console Quintus Fluvius, sulle cui fondamenta è stato costruito il museo che custodisce i reperti trovati durante gli scavi; decorazioni dei templi, oggetti di uso quotidiano e manufatti provenienti dal vicino porto.
Il porto di Cosa è uno splendido esempio della maestria ingegneristica dei romani che, per tenere le acque pulite dalla sabbia, regolarono l'afflusso e il deflusso con chiuse gestite in base ai venti e alle correnti prevalenti nei diversi periodi dell'anno.
In una prima fase gli antichi tecnici sfruttarono un canale naturale, lo"Spacco della Regina", che collegava il mare con una retrostante laguna. Con il trascorrere degli anni il canale si ostruì e i romani ne realizzarono uno artificiale, "La Tagliata", sul fianco della collina. Il canale può essere ancora ammirato.
Dopo una visita proseguiamo fino alla "Casa dello scheletro" che deve il suo nome ai resti rinvenuti nella cisterna. Era l'abitazione di una persona agiata, il porticato è stato ricostruito ma gli ambienti del piano terra sono originali come parte della pavimentazione in mosaico e tracce di pittura.
Risaliamo il colle fino alle terme, è visibile una grande cisterna e i resti di quattro pilastri che sostenevano la copertura ... Si conserva ancora l'intonaco impermeabilizzante delle pareti!
Abbiamo raggiunto il Foro, prima di entrare proseguiamo per una decina di metri per ammirare la "Porta Est" dove sono ancora visibili i solchi in cui scorrevano le saracinesche di chiusura.
Al Foro si accedeva attraverso un arco a tre fornici di cui rimane il basamento e porzioni delle volte laterali.
Era una piazza lunga novanta metri e larga trenta; a destra e sinistra i resti degli "Atria", edifici commerciali.
proseguendo sulla sinistra incontriamo i resti della basilica che contava sedici colonne.
Immediatamente dopo un tempio dedicato alla dea Concordia.
In findo a sinistra il carcere e acca sua destra altri due Atria.
Tramite la via sacra, percorribile, si arriva all'acropoli, posta nel punto più alto della città, dove si gode di un panorama mozzafiato.
L'edificio più grande era il Capitolium
tempio dedicato alla triade capitolina Giove - Giunone - Minerva, costruito tra il 170 ed il 150 a.C. sopra le fondamenta di un tempio più antico.
Sempre nell'acropoli si trovano i resti di un tempio più piccolo per il culto della divinità femminile Mater Matuta.
Nel VI sec. d. C. quest'area venne radicalmente ristrutturata per accogliere una guarnigione militare.
Dopo una giornata nella storia una cena consumata davanti ad uno spettacolare tramonto sul mare.