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  • Immagine del redattoreMaria Grazia Tiberii

Oggi la Compagnia dei Viaggiatori vi porta a ... Lesina





#Overthemyworld🌍 Siamo arrivati sulle sponde del lago mentre l’acquazzone che ci tormenta da un’ora sembra essersi placato.

Ad accoglierci un enorme Troll che, stagliandosi minaccioso nel cielo plumbeo,  sembra invitarci a non turbare la quiete del grigio paradiso deserto. Non è che la pubblicità di un locale chiuso, ma ci piace pensare ad arcane presenze poste a difesa di misteriose divinità lacustri.





Iniziamo a percorre la strada che costeggia il lago dalla forma allungata, separato dal mare Adriatico da una striscia sabbiosa punteggiata da boschi nota come Bosco Isola.

Si narra che tanto tempo fa, quando il lago non era separato dal mare, nelle profondità ci fosse qualcosa che faceva affondare le navi. Pian piano le imbarcazioni si accumularono, divennero detriti e formarono la vasta striscia di terra che lo divise dal mare.

Le acque del lago, popolate di cefali, gamberi, orate, spigole e anguille hanno favorito insediamenti fin da epoca preistorica.

Una necropoli del IV secolo avanti Cristo rimanda alla civiltà dei Dauni, si tratta di almeno quaranta tombe che hanno restituito vasi in ceramica.

Si hanno prove di abitati realizzati, nel territorio limitrofo alla zona paludosa, erigendo capanne in terra sospese su complesse strutture di pali e travi.


Passeggiamo sul lungolago cercando di evitare le pozzanghere per raggiungere una passerella che si protende nelle acque lievemente increspate. Le travi di legno scricchiolano ai nostri passi, unico rumore che aleggia nella bruma, mentre ci avviciniamo a una croce che, emergendo dalle acque, ci trascina in epoche lontane.

Ma dalle pieghe del tempo non emergono cavalieri templari, siamo all’interno di una sontuosa villa romana di cui ammiriamo i resti che appaiono velati da una decina di metri di acqua.

Si tratta di un edificio di età repubblicana dotata di una parte residenziale e una produttiva, utilizzata come peschiera per l’allenamento di pesci e molluschi. Il prodotto principale era il Garum, una salsa di pesce molto apprezzata, e molto costosa, nella Roma antica.


Ricetta di Marziale.

“Usate pesci grassi come sardine e sgombri, cui vanno aggiunti, in porzione di un terzo, interiora di pesci vari. Bisogna avere a disposizione una vasca ben impeciata, della capacità di una trentina di litri. Sul fondo della vasca fate un altro strato di erbe aromatiche disseccate e dal sapore forte come aneto, coriandolo, finocchio, sedano, menta, pepe, zafferano e origano. Su questo fondo disponete le interiora e i pesci piccoli interi, mentre quelli più grossi vanno tagliati a pezzetti. Sopra stendete uno strato di sale alto due dita. Ripetete gli strati fino all’orlo del recipiente. Lasciate riposare per sette giorni. Mescolate di sovente ancora per qualche giorno. Alla fine otterrete un liquido piuttosto denso, che è appunto il garum. Esso si conserverà a lungo”.

Probabilmente la villa fu demolita nell’ Ottocentosettanta, durante L’incursione dei Saraceni, sui resti furono edificati nuovi edifici e dei romani si perse anche la memoria.

Una cronaca medievale riferisce di una donazione dell’abate di San Clemente a Casauria che permise la costruzione, nel 1165, di una chiesa e un monastero sull’isola. Il luogo sacro, posto sulla via che conduceva al santuario di San Mi belle Arcangelo, custodiva le reliquie di San Clemente e di altri santi provenienti dal cenobio abruzzese.

Nel medioevo i monaci erano soliti praticare la pescicoltura in quanto il pesce rappresentava un ottimo sostituto della carne, interdetta dalle regole monastiche.


Nel 1627 un violento terremoto distrusse gli edifici dell’isola, che venne progressivamente abbandonata, anche a causa del bradisismo che devasta la zona.

Si narra di una città sommersa dopo un violento terremoto, seguito da un maremoto, che sommerse la città lasciando emergere solo la croce posta sulla sommità del campanile della chiesa di San Clemente, rimasta visibile sotto il pelo dell’acqua.

In realtà l’elemento architettonico confuso con un assise era tipico nelle peschiere di epoca romana e la croce che emerge dalle acque fu posta negli anni Cinquanta.

Alcune grosse di pioggia pongono fine alla tregua che la violenta tempesta ci ha concesso. Pian piano abbandoniamo la storia ... La realtà che ci accoglie e’ parecchio umida!

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