top of page
  • Maria Grazia Tiberii

Oggi la Compagnia dei Viaggiatori vi porta a ... Matera




#Overthemyworld🌏 Cammino lentamente tra gli edifici settecenteschi costruiti su un pianoro che domina lo stupefacente scenario dei "Sassi" e penso: "Questa città è troppo bella per essere vera".


È scesa la sera su Matera, la compagnia dei viaggiatori si è dispersa, alcuni godono attimi di relax nelle splendide camere ricavate nei Sassi sapientemente restaurati, altri gustano le specialità locali nei graziosi ristorantini. Io passeggio per le strade del centro affollate di turisti e gruppi di ragazzi radunati all'ingresso dei bar; quasi ammucchiati gli uni agli altri sorseggiano bevande ghiacciate incuranti della musica a "Palla" sparata da enormi altoparlanti.

Gli imponenti palazzi, le chiese e i monasteri di Matera furono edificati sulla superficie piana ricavata dal graduale interramento delle case, cantine, chiese e cisterne inserite nelle grotte abitate fin dal paleolitico. Le grotte sparse lungo le gravine furono usate inizialmente  da gruppi di cacciatori poi gli insediamenti divennero più stabili e nel Neolitico sorsero i villaggi trincerati. Nell'era dei metalli vi fu il primo nucleo urbano di origine greca. L'influenza dell'Ellade è confermata dall'emblema della città: il bue con le spighe di grano, simbolo caratteristico della Magna Grecia. Matera intrecciò stretti rapporti con le colonie del Metaponto e in età romana fu centro di passaggio e approvvigionamento. Nel 664 d.C. fu conquistata dai Longobardi e annessa al Ducato di Benevento. Successivamente il suo territorio fu afflitto da aspre lotte e cruente distruzioni nel tentativo di cacciare i Saraceni; nel frattempo monaci benedettini e bizantini si stabilirono nelle grotte della Gravina e le trasformarono in chiese rupestri. Nel 1043 arrivarono i Normanni e con essi un periodo di pace. La città fu liberata da ogni dominio feudale fino agli inizi del 1.500, poi fu ceduta al conte Giovan Carlo Tramontano che impose tasse così esorbitanti da indurre la popolazione oppressa ad assassinarlo nel 1514. Alla morte del Conte la costruzione del Castello Tramontano, in stile aragonese con un maschio centrale e due torri laterali rotonde, fu interrotta. Il maniero a difesa della città rimarrà per sempre incompiuto. Oggi la "Città dei Sassi" è nota in tutto il mondo grazie al suo suggestivo centro storico scavato e costruito a ridosso della Gravina, una profonda gola che divide il territorio in due. La posizione ha reso la città invisibile agli occhi dei nemici per millenni. Il  pianoro che si affaccia sui i famosi "Sassi" poggia sopra i vari strati urbani che si sono succeduti nella lunga storia della città. La parte a cielo aperto risale ai secoli XVI e XVII che videro  Matera capoluogo della Basilicata, un titolo perso nel 1896 quando Giuseppe Garibaldi volle trasferire le competenze a Potenza. La città in quegli anni si arricchì di opere rinascimentali e barocche di grande pregio. Seguita dalla compagnia al completo inizio la passeggiata da Piazza Vittorio Veneto, non prima di essermi soffermata sul belvedere affacciato sui Sassi.

A testimonianza della fede la chiesa  rupestre di Santo Spirito. Edificata nel IX secolo fu uno dei sette insediamenti benedettini nella zona di Matera. Successivamente possedimento dei Cavalieri di Malta fino al 1680 e poi usata come abitazione; non resta quasi nulla degli antichi simboli religiosi ma nella cripta a tre navate si possono ammirare pregevoli affreschi.

Torniamo in superficie. Sulla  piazza domina il grande Palazzo dell'Annunziata, costruito nel 1748 fu convento poi tribunale. Oggi è sede della biblioteca provinciale. Una scalinata monumentale conduce ad un giardino pensile dal quale la vista è spettacolare. Pregevole il Palazzo della Prefettura e mirabili la chiesa di San Domenico realizzata in stile romanico nel XIII secolo,  e la Chiesa dei Cavalieri di Malta costruita in tufo nel 1680. A ricordo del glorioso Ordine sul campanile la croce a otto punte. Percorrendo la via del Corso raggiungiamo Piazza San Francesco d'Assisi che dal Seicento ospita la chiesa dedicata al Santo protettore della Nazione. Ancora una volta sotto al selciato gli ipogei testimoniano la storia antica del sito. Camminiamo fino a Piazza del Sedile, nata nel XI secolo come punto di comunicazione tra la Civita e i Sassi. Dall'arco dell'omonimo palazzo - datato 1540 fu sede del Comune fino al 1944 e poi Consevatorio musicale - si accede al Sasso Caveoso e dall'arco di Sant'Antonio, sul lato opposto, si scende al Sasso Barisano. Verso Settentrione uno stretto vicolo denominato via Duomo conduce alla Cattedrale. Ci troviamo nel nucleo più antico della città, la Civita.  Scelto per  le sue caratteristiche morfologiche che lo rendono quasi una fortezza naturale fu successivamente racchiuso tra possenti mura. Nel 1270 furono edificati il Duomo e il suo imponente campanile, in stile romanico, al posto della vecchia acropoli.  Accanto alla Cattedrale i resti delle torri che cingevano la Civita e alcuni pregevoli palazzi nobiliari che testimoniano il prestigio che il quartiere imponeva a quello dei Sassi, all'epoca considerati solo piccoli casali e spesso utilizzati come sepoltura. La scalinata che scende verso il Sasso Caveoso fu utilizzata da Mel Gibson per le riprese del film "The Passion" nel 2003. Purtroppo la maggior parte del quartiere vessa in stato di abbandono, soprattutto nel versante affacciato sulla Gravina.

La giornata volge al termine, prima di riposare ci aspetta un delizioso ristoro con le specialità locali. Nata come centro agricolo Matera è nota per i suoi cerali, soprattutto il grano duro, e per la produzione di pasta e pane; il famoso "Pane di Matera". Pregevoli anche olii e vini. La cucina tipica è legata alla tradizione agricola e pastorale e annovera piatti a base di legumi, il più famoso una zuppa chiamata Crapiata, poi formaggi, salumi e carni. Non si può lasciare Matera senza aver assaporato Agnello a Cutturid e Pecora alla Pignata.

Ottime le orecchiette alla Materana, le tagliatelle con la mollica dipane, la cotechinata, la frittura di maiale, la pulljata, il pane cotto con le rape. Delizioso il tipico dolce di Pasqua, la Panaredda e le Cartellate e le Pettole (scopri la ricetta) legate al Natale.

Dopo il meritato riposo oggi dedichiamo la giornata ai Sassi. Fino al 1952 una vera e propria città con abitazioni, laboratori, chiese e monasteri. Una città sorta dopo la rivolta del 1514 quando, grazie anche al l'immigrazione degli "Schiavoni" - popolazione Serbo-Croata e Albanese - si registrò un sensibile incremento demografico. I Sassi furono ignorati per secoli, poi il 1945 vide le prime rivolte popolari per l'uso delle terre incolte e nel 1948 Palmiro Togliatti iniziò a parlare della vita nelle grotte; discorso ripreso poi da Alcide De Gasperi. Nel 1952 si dette il via allo sgombero e alla costruzione di nuovi quartieri residenziali in cui ospitare le 15.000 persone che nei Sassi vivevano. La passeggiata ci trasporta a ritroso nel tempo in un viaggio che inizia nel Paleolitico e termina ai nostri giorni. I Sassi ci parlano, raccontano di come un popolo si è ingegnato per sopravvivere in un mondo aspro ottimizzando le risorse disponibili. Riusciamo quasi a vedere gli stenti e le fatiche di una vita trascorsa in grotte malsane, ambiente che non è riuscito a sopprimere la creatività sfociata in una religiosità vista forse come unico scoglio in un mare in tempesta. Partiamo dalla Villa Comunale e percorriamo una strada in pendenza (via Pentasuglia) che conduce al Sasso Barisano. In questo luogo nel 1501 fu edificato il Monastero di Sant'Agostino. La chiesa, restaurata nel 1747, sorge sulle rovine dl l'antico cenobio rupestre di San Guglielmo. Dal sagrato si osserva sulla sinistra Murgia Timone e il profondo canyon solcato dal Torrente Gravina e sulla destra la Civita dominata dalla Cattedrale. Matera e le sue chiese; mirabili esempi di architettura che non mancano nemmeno tra i Sassi dove la matrice Settecentesca lascia spazio a capolavori dell'arte rupestre. Mentre percorriamo via D'Addozio scorgiamo sulla destra il campanile della chiesa rupestre di San Pietro Barisano e la sua bella facciata settecentesca che si sovrappone a una chiesa ipogea scavata più o meno nell'anno 1000. Proseguiamo fino ai piedi della Civita e ci troviamo immersi in un agglomerato di abitazioni e strade che si inerpicano fino al centro della città. Giriamo a sinistra ora la strada prende il nome di via Fiorentini. Alzando lo sguardo scorgiamo la Torre Metellana, superstite di una cinta muraria che cingeva Matera. Sulla destra la piccola chiesa di Sant'Antonio Abate. Dopo un tornante la via, ora denominata Madonna delle Virtù, si snoda a strapiombo sulla Gravina fino allo slargo che  ospita un monumento in tufo che lo scultore Philip Pavia ha donato alla città nel 1991. Il titolo dell'opera è "Una giornata a Matera". Nell'osservare la pietra sapientemente modellata penso che una sola giornata non basta per scoprire le meraviglie di questo luogo. Continuiamo a passeggiare costeggiando la Gravina, sulla Murgia antistante scorgiamo tre finestre nella roccia che rivelano la cripta della Madonna degli Angioli. Più a destra, dove la Murgia si appiattisce, il piazzale del Belvedere. La nostra meta e Piazza San Pietro Caveoso con la sua chiesa a picco sulla Gravina, chiesa ancora aperta al culto. Sulla destra un arco conduce alla  "Casa contadina", una fedele ricostruzione della vita nei Sassi. Nota come Casa Grotta di vico Solitario ha come ingresso un arco che si addossa alla cavità rocciosa dalla quale è stata ricavata. L'antico prospetto fu leggermente modificato  per l'ultima volta nel 1700. L'abitazione ha un unico ambiente nel quale gli arredi creano la suddivisione degli spazi. Osserviamo estasiati il focolare con la cucina ed il piccolo tavolo al centro della stanza. Sul tavolo un solo grande piatto dal quale mangiavano tutti. Per letto due cavalletti di ferro sui quali poggiano delle assi di legno e un materasso ripieno di foglie di granoturco, di fronte la stalla con la mangiatoia dove veniva alloggiato il mulo. Superato un piccolo tramezzo un'altra stalla poi la cava dalla quale si ricavavano i blocchi di tufo e una cavità circolare usata come letamaio o deposito per la paglia. E' ben visibile l'ingegnoso sistema di raccolta delle acque piovane; la capacità diapprovvigionarsi del prezioso liquido in un ambiente privo di sorgenti e un'altra peculiarità dei Sassi. Tutto l'abitato è un sistema di raccolta composto da cisterne e palombari collegati da canalizzazioni per la distribuzione. Abbandonata la Casa Grotta ci dirigiamo verso la chiesa rupestre di Santa Lucia delle Malve, ricca di affreschi poi percorriamo una stradina che si arrampica sopra un enorme masso, il Monte Errone, dove si ergono altre due chiese. Discendiamo e saliamo nuovamente, questa volta fino a Vico San Leonardo, e ci ritroviamo nel quartiere albanese. Tornando indietro ammiriamo  altre chiese rupestri e arriviamo a Piazzetta Pascoli, dedicata al poeta che dal 1882 al 1884 - agli inizi della sua carriera - insegnò al Liceo Classico, dove ci soffermiamo a guardare ancora una volta lo splendido scenario dei Sassi. Siamo al centro di Matera. Prima di lasciarmi alle spalle questa città incantata acquisto un ricordo molto particolare: un fischietto in terracotta a forma di gallo. Ne esistono dopo ogni dimensione, lo chiamano cucù ed è simbolo di prosperità. Arrivederci Matera, la Compagnia dei Viaggiatori non ti dimenticherà.


16 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page