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  • Immagine del redattoreMaria Grazia Tiberii

Oggi la Compagnia dei Viaggiatori vi porta a ... Ripatransone



#Overthemyworld🌏 Cosa c'è di più bello di una gita in moto?
Da quando l'abbiamo scoperta, io e la mia dolce metà, non l'abbiamo più abbandonata. Con le nostre adorate "Due Ruote" abbiamo percorso l'Italia in lungo e in largo, alla scoperta dei piccoli tesori nascosti che costellano la nostra Penisola. 


A due passi dalla costa dell’Adriatico, a una quota di circa cinquecento metri sul livello del mare, sorge “Ripatransone". La cittadina, grazie alle sue peculiarità morfologiche - che permettono di godere di un panorama incantevole che spazia dai Monti Sibillini al Gran sasso e dal Conero al Gargano - ha meritato l’appellativo di “Belvedere del Piceno”.

Le colline che circondano l'abitato sono solcate da ampi solchi formati dall'erosione pluviale, i calanchi, che conferiscono al paesaggio un aspetto lunare.


Si pensa che il nome abbia avuto origine dalla fusione della parola “Ripa” - forma medievale di “Rupe” - con il nome “Transone”, che fu il fondatore dei castelli ripani.

Il colle dove sorge oggi la cittadina fu abitato fin dal neolitico da Umbri e Piceni, perse importanza dopo la conquista romana e iniziò a ripopolarsi all’epoca delle invasioni barbariche. Ripa fu Libero Comune dal 1205 e nel 1571 conquistò completa autonomia da Fermo per concessione di Pio V che la nominò Città e Diocesi.


Il centro di Ripatransone, nella provincia, è secondo solo ad Ascoli Piceno per dimensioni e rivaleggia in bellezza con il capoluogo.

L’impianto medievale mostra i resti delle antiche fortificazioni erette a protezione dalle invasioni. Il corso principale, intitolato a VittorioEmanuele, attraversa longitudinalmente circa un chilometro di palazzi signorili risalenti a varie epoche. L’ antico cuore politico della città è Piazza XX settembre, attraversata dal 43° parallelo di longitudine Nord, dove si fronteggiano il vecchio e il nuovo palazzo comunale.


Chi visita Ripatransone non può andare via senza aver passeggiato lungo il reticolo di viuzze, passaggi angusti dove a stento il sole riesce a penetrare, del popolare quartiere di Roflano. In questo luogo, dove il tempo sembra essersi fermato, assume la qualifica di vicolo anche una strettissima fessura citata nel Guinnes come “Vicolo più stretto d’Italia”.

L'angusto passaggio, dedicato al leggendario feudatario Transone, misura appena 43 centimetri di larghezza all’altezza delle spalle di un uomo di media statura. I centimetri si riducono a 38 nella parte, poco più elevata, dove la fessura si restringe. Scoperto nel 1968 ha strappato il titolo alla via Baciadonne di Cittàdella Pieve che misura 53 centimetri e ha resistito alle pretese della vicina Civitella del Tronto e di altre viuzze sparse per la Penisola, che non hanno i requisiti per essere considerati “Vicoli”. Requisiti di pavimentazione, percorribilità e l’affaccio di almeno una porta o una finestra.


La “Bandiera Arancione”, marchio di qualità del Touring Club Italia, è merito anche della tradizione enogastronomica. Particolarmente apprezzati sono i vini Doc Falerio dei Colli ascolani e Rosso Piceno Superiore. Ripatransone vanta sedici cantine.

Da non perdere è “Lu Ciavarre”, piatto al quale è dedicata una sagra nel mese di luglio. In origine piatto tipico del “Primo di maggio”, quando si poteva dar fondo alle rimanenze poiché le provviste venivano sostituite con i prodotti freschi della primavera, oggi si può gustare in ogni momento dell’anno.I suoi ingredienti sono grano, orzo, granoturco, fava, favino, ceci, cicerchia, piselli secchi, fagioli bianchi piccoli, lenticchie. Legumi e cereali devono essere messi a bagno in acqua tiepida, in recipienti diversi, per almeno quattro ore e cotti in tempi diversificati.


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Immancabili come in tutto l’ascolano le famose “Ol i v e F r i t t e ” ; i primi di agosto sono protagoniste di una sagra in compagnia dello “Spezzatino di Muflone”.


Se vi recate nell’incantevole borgo il giorno degli “Ottavi diPasqua” potete assistere al “Lu Cavalla de fuoca”; uno spettacolo pirotecnico nato per iniziativa di un cittadino devoto che cavalcò un cavallo bardato di fuochi artificiali accesi attorno al simulacro della Vergine.

Lo spettacolo ebbe un tale successo che gli abitanti lo trasformarono in ricorrenza annuale, in onore della madonna di san Giovanni, patrona della città. Il destriero fu sostituito con un cavallo di legno portato in spalla dal cittadino più forte e poi con un modello a grandezza naturale in lamiera. Bardato di tutto punto viene trainato in piazza dove i fuochi si accendono improvvisamente dando vita a un grandioso spettacolo pirotecnico.


Anche il periodo natalizio offre scenari suggestivi, in piazza XX settembre viene allestito un grandioso presepe con statue di cartapesta a grandezza naturale.

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